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Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002
Prefazione
La dimensione «valdostana» in cui si muove il S.A.V.T. è sempre risultata al tempo stesso stimolante e problematica: mentre indubbiamente sulle questioni valdostane il S.A.V.T. ha sempre potuto dimostrare, con coerenza, la capacità di tener conto di ragioni peculiari, di tradizioni, di specificità territoriali, ecc., rispetto all’analisi di problematiche di portata nazionale, europea o mondiale, gli uomini del S.A.V.T. hanno sempre dovuto moltiplicare gli sforzi; mentre altre organizzazioni potevano contare su di una rappresentatività riconosciuta loro automaticamente in virtù della loro dimensione «nazionale», potendo appoggiarsi anche su potenti centrali di analisi, elaborazione e documentazione, il S.A.V.T. ha dovuto fare tutto da solo. Per questo scoprire che ha saputo non solo reggere il confronto con altre organizzazioni strutturalmente più potenti, ma ha saputo addirittura vedere lontano ed occupare lo spazio che ogni altro sindacato «nazionale» occupa, non è stato impresa da poco.
Certo parlando di questa dimensione «nazionale» della piccola realtà valdostana, il S.A.V.T. ha dovuto fare opera di informazione puntuale: quante volte sulla difesa dell’identità valdostana, sulla valorizzazione della lingua francese e sulla difesa del francoprovenzale il S.A.V.T. ha dovuto innestare momenti di difficile dialogo con chi contrastava tali rivendicazioni. L’azione politica è fatta anche di scontri e di scelte di parte, poiché il gioco della democrazia comporta il sussistere di maggioranze ed opposizioni e, quindi, di schieramenti compositi ed opposti. Ogni volta che il movimento sindacale ha lasciato spazio alle differenziazioni politiche ne è uscito complessivamente frazionato e più debole.
Il S.A.V.T., quindi, ha sempre voluto e saputo affermare la propria specificità, dimostrando che questa nulla toglie agli altri, ma – anzi – aggiunge qualcosa all’insieme dei diritti il cui rispetto tutti i lavoratori rivendicano con forza: l’affermazione di una propria identità è il valore aggiunto del Sindacato in Valle d’Aosta.
Il problema identitario della Valle d’Aosta e dei valdostani, visto in quest’ottica rovesciata rispetto a quella pretestuosa di chi evidenzia le differenze per fomentare le divisioni, dimostra di essere un elemento vitale per tutti i lavoratori. La prova che nessuna divisione tra i lavoratori si produce per effetto di una forte coscienza di sè, la si ritrova nell’assoluta serenità con cui all’interno del S.A.V.T. si usano tutte le lingue nelle quali si esprimono i lavoratori valdostani nella loro quotidianità, nella coerenza con cui ogni volta che il S.A.V.T. ha ricordato e ribadito i valori e le caratteristiche della propria storia, lo ha fatto ponendosi al di sopra del piano politico. Ben sapendo che i diritti dei lavoratori vanno difesi quali che siano l’assetto istituzionale, il regime, l’epoca storica, ecc..
Il S.A.V.T. è stato ed è, per questo, una scuola di unità, il che non significa incapacità di portare avanti idee e proposte. Molte volte all’interno del S.A.V.T. sono state discusse, anche animatamente, alcune inevitabili contraddizioni determinate dall’unità sindacale, in nome della quale si rendeva necessario trovare una mediazione tra posizioni diverse, proprio per non rompere l’unità dei sindacati e dei lavoratori.
Il pensiero federalista ha insegnato al S.A.V.T. l’importanza dell’uomo e della piccola dimensione alla quale non va sottratta nessuna delle potenzialità e delle possibilità risolutive dei problemi che possiede; ma la logica della piccola dimensione non significa chiudersi nella roccaforte di un’identità e di una dimensione, fingendo che le altre non esistono.
La piccola dimensione e l’identità funzionano non solo se si difendono per se stesse, ma se sono vissute, proposte e difese in rapporto con tutte le altre: all’interno del S.A.V.T., all’interno della Valle d’Aosta c’è un microcosmo di uomini e di diversità che si ritrova ampliato e moltiplicato ovunque; il S.A.V.T. è la dimostrazione che l’unità nella diversità è possibile e che, anzi, ancora rovesciando i problemi, se esiste un problema di unità è proprio perché sussistono differenze; e le differenze possono, certo, dividere, ma solo se non sanno e non vogliono riconoscersi reciprocamente e crescere insieme.
Il 50° anniversario pone gli uomini e le donne del S.A.V.T. che operano oggi, di fronte ad una grande responsabilità: 50 anni fa la nascita del S.A.V.T. era una sfida, un progetto attuando il quale era inevitabile venissero incontrate delle difficoltà e venissero commessi degli errori; oggi le difficoltà ancora sussistono e gli errori ancora sono possibili, ma in ogni momento dobbiamo fare i conti con la nostra stessa storia, dobbiamo rispettarla, riconoscerne i tratti anticipatori in vicende che paiono lontane e, invece, sono ancora di estrema attualità.
Se 50 anni fa qualcuno seppe guardare lontano e creare un’organizzazione sindacale per i lavoratori valdostani, noi non dobbiamo soltanto guardare indietro e compiacerci di quanto loro siano stati lungimiranti; dobbiamo guardare avanti anche noi, guardare al futuro, al futuro dei lavoratori valdostani, al futuro della Valle d’Aosta.
Guido Corniolo
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